Visita al Cara di Elmas per la campagna “LasciateCIEntrare”

E’ il 28 agosto 2015 e siamo finalmente stati autorizzati all’ingresso nel Cara di Elmas, la nostra delegazione per la campagna LasciateCIEntrare è composta da Alessandra Ballerini, avvocato di Terres des Hommes, Cornelia Isabelle Toelgyes, vicedirettore di AfricaExPress, Giacomo Dessì, Coordinatore dello Sportello Migranti del Presidio.
Ci sono 140 persone, tra questi 17 Msna, arrivati ad Elmas il 18 luglio scorso (in tutto ne erano arrivati 53 ma gli altri sono stati smistati in centri per minori).
La capienza del Cara attualmente e’ di 220 posti ma è stata anche portata a 320.
Una parte della struttura e’ adibita anche a Cpsa ma in questo momento nessuno e’ presente.
All’esterno del Centro, che si trova in un ex aeroporto militare, oggi usato solo come base di manutenzione degli aerei, per controllarne gli ingressi è presente una guardiola di militari. Fuori dalla recinzione sono presenti carabinieri e polizia. Anche all’interno, all’ingresso, è presente una postazione di guardia dei carabinieri. Mentre una parte del piano terra della struttura è adibita ad uffici di polizia: uno destinato all’identificazione anche Eurodac ed un altro ufficio per la compilazione dei moduli C3.
Non sono presenti attualmente uffici nè personale di Frontex o di altra polizia europea. Mentre in passato pare per qualche tempo che fossero ospitate divise di Frontex in un apposito ufficio sulla porta del quale compare ancora la scritta Frontex,

Nel Cpsa di solito sono ospitati/trattenuti i profughi che arrivano direttamente in Sardegna a bordo di piccole imbarcazioni per lo più provenienti dall’Algeria e di solito restano nel Cpsa circa una settimana in attesa di essere trasferiti nei Cie per l’espulsione (o forme il respingimento differito). Dal Cpsa pare nessuno sia ma stato espulso o respinto direttamente verso il Paese di provenienza.

L’Ente gestore per il Cara e per il Cpsa è sempre il medesimo: “Casa della solidarietà” che, anche a causa di ricorsi presentati dagli altri concorrenti al bando, lavorava fino a marzo 2015 con convenzioni della durata di 11 giorni prorogati di volta in volta. L’ultima proroga è in scadenza per il prossimo 31/12 perchè manca la copertura finanziaria ministeriale.
Peraltro quella struttura andrà comunque abbandonata perchè “sotto sfratto da parte dell’Enac” (nel senso che l’area passa dal demanio militare all’Enac)
Quindi si sta già pensando a trovare delle strutture alternative ma non si sa ancora dove nè se converrà ricreare un unico grande Cara oppure due di minori dimensioni.
La struttura è composta da stanzoni (13 per piano) con 12 posti letto (a castello) per ogni stanza. Le stanze sono decisamente sovraffollate e oltre i 12 letti non e’ presente alcun mobile. I vestiti e gli effetti personali sono ammucchiati agli angoli dei letti, all’unica finestra sono incastrati (esattamente come in carcere) i panni ad asciugare, altri panni stanno appesi su fili di fortuna tra un muro e l’altro. Manca ovviamente all’interno delle stanze qualsiasi forma di privacy o intimità.
Per ogni stanza da 12 posti ci sono solo due prese di corrente, che invece sono indispensabili per ricaricare i cellulari, o mettere il funzione alcuni fornelli fatti entrare “clandestinamente” per scaldare il cibo, e cosi i profughi si ingegnano elettricisti e creano interminabili prolunghe di cavi di corrente che pendono e strisciano in ogni dove.
Per ogni piano, per ci sono 9 wc alla turca, 9 docce (con poco salubri perdite) 11 lavabi con due rubinetti ciascuno che i profughi utilizzano pure come lavanderia.

Nel Cara lavorano 52 operatori tra insegnanti, educatori, personale amministrativo e medico ecc.
La presenza del medico è in struttura 8 ore al giorno per 6 giorni alla settimana mentre quella dell’infermiere è costante.
In Ambulatorio sono presenti medicine di base. Il dottore riferisce che non ci sono patologie particolari: pochi casi di scabbia, rarissimi casi di sieropositività e tossicodipendenza. Pare che i profughi (tranne quelli di origine nordafricana) non richiedano neppure ansiolitici o atri farmaci per “prendere sonno”.

Al Cara comunque i migranti giungono dopo essere già stati sottoposti allo screening sanitario dai medici della Asl presenti sul molo del porto di Cagliari al momento dello sbarco. Il viceprefetto Rania ci tiene a sottolineare l’ottimo rapporto che intercorre con la Asl. I Msna spesso sono di età tra 16 e 17 anni e vengono sottoposti (nonostante questa procedura sia unanimamente condannata come obsoleta, fallace e invasiva) all’esame Rx del polso, e, com’è ovvio essendo l’esame totalmente inaffidabile (margine di errore di 2 anni) , all’esito dei raggi la maggior parte dei ragazzi risulta maggiorenne e trattato poi di conseguenza come tale.

Al momento della visita sono presenti pochissimi profughi, forse neppure una decina, per lo più raggruppati fuori dall’ambulatorio in attesa di una visita medica.
Anche la sala mensa pur essendo a fine visita ormai quasi ora di pranzo, è deserta.
Nella mensa esiste solo un bagno di servizio che è usato come deposito per i materiali per le pulizie. I tavoli sono da 4 posti. Tavolo e sedie sono fissati al pavimento. Gli operatori dell’ente gestore non ha alcun segno di riconoscimento e qualifica. (Lo stesso ragazzo con maglietta, pantaloncini e scarpe da tennis, al nostro arrivo puliva in terra e poi due ore dopo preparava la distribuzione dei pasti, in entrambe le operazioni senza guanti).

La direttrice dottoressa Nunzia Pica ci spiega che i profughi stanno fuori dal centro dalla mattina alla sera e non rientrano per pranzo. Usufruiscono per andare e tornare da Cagliari di autobus messi a disposizione dall’ente gestore (3 corse verso Cagliari e 3 corse di ritorno da Cagliari). L’ultimo rientro in struttura è previsto alle ore 20.
I profughi pare che non usufruiscano del pasto del pranzo distribuito all’interno Cara (se non facendoselo mettere da parte e poi recuperandolo la sera insieme con la cena) ma che pranzino alla mensa dei poveri della Caritas.

I pasti sono forniti da una ditta esterna in subappalto alla quale l’ente gestore paga 6.50 al giorno per profugo per i tre pasti (compresa la colazione portata coi thermos).
Anche i Msna escono dal Cara dalla mattina alla sera per recarsi a Cagliari. All’interno del Centro tranne alcune partire di Calcio pare non siano previste attività ricreative.
Ai profughi viene consegnato un pocket money equivalente ad un buono di 2,50 al giorno spendibili solo all’interno del Cara per l’acquisto dei (pochi) beni disponibili all’interno del cosiddetto “spaccio”: patatine e bevande gasate, ricariche del cellulare e sigarette.
Nessun contante e’ a disposizione dei profughi che quindi non hanno soldi da spendere quando si trovano fuori dalla struttura in giro per Cagliari.
All’interno non viene distribuito nessun opuscolo informativo, viene appeso in copia il regolamento e per chi ne fa richiesta viene data in visione la guida pratica per i titolari di protezione internazionale predisposta dall’Unhcr e Asgi.
Le condizioni della struttura sono insane (lampade e cavi pendono in ogni dove, tubi che gocciolano dai soffitti, la balaustra di protezione della rampa del centro ha alcuni pannelli di vetro danneggiati, umidità presente in tutte le pareti.) e decisamente inadeguate ad ospitare anche per tre anni (questi sono i tempi di permanenza per chi ha avuto il rifuto della Commissione ed e’ in attesa della decisione del tribunale o della corte di appello) esseri umani.

Pubblicato da piazzaletrento

La voce del Presidio