Rifiuti, strutture inadatte e nessuna scelta del cibo. “Così vivono i migranti in Sardegna”

Quattro blitz di attivisti nei centri d’accoglienza di Sassari, Porto Torres, Santa Teresa e sulla 131. “Minori in promiscuità con adulti, strutture con molti problemi e isolamento dai centri delle città”.

 Pubblicato su Sardegna Oggi il 31 luglio 2016

CAGLIARI – “Minori in promiscuità con gli adulti, donne abbandonate in centri di accoglienza con decine di uomini, giovani nati in Italia da genitori stranieri rinchiusi nei Cie, hotspot inaccessibili alla società civile, Cas fuori dai centri urbani in strutture inadeguate e in alcune province in mano alla criminalità organizzata”. È questo lo scenario che emerge dal rapporto nazionale della campagna LasciateCIEntrare sull’accoglienza dei migranti sul territorio nazionale. Il focus, presentato anche nel capoluogo sardo, prende in esame quattro strutture: l’ex ristorante Caravel a Predda Niedda, l’ex discoteca Kiss Kiss sulla Ss 131, l’ex tribunale dei minori di Sassari e l’hotel Porto Pozzo a Santa Teresa di Gallura. I delegati regionali della campagna “LasciateCIEntrare” sono sicuri: le condizioni di vita sono “drammatiche”.

Nell’Isola, nell’ultimo anno, la quota dei migranti arrivati ha già superato l’asticella delle diecimila presenze. C’è chi rimane e chi riesce a prendere la via del mare. Nelle ultime settimane, inoltre, in tremila hanno fatto perdere le tracce. Tra le pagine del dossier – presentato da Yasmine Accardo, referente dei territori di “LasciateCIEntrare”, l’operatrice legale per i minori stranieri non accompagnati, Francesca Cadeddu, Giacomo Dessì del Presidio Piazzale Trento e la presenza di Roberto Loddo, direttore del Manifesto Sardo – ci sono i resoconti di due visite nel Cara di Elmas – chiuso dallo scoro dicembre – e in quattro luoghi che, già da mesi, ospitano i cosiddetti “disperati del mare”. Visite effettuate “nonostante il silenzio da parte della prefettura competente sulla richiesta di un’autorizzazione alle visite”, questa la denuncia degli attivisti.

IL REPORT – Stando alle annotazioni effettuate da parte dei delegati, l’ex discoteca Kiss Kiss non sarebbe stata riadattata “da luogo di divertimento a struttura residenziale. Decine di letti a castello sono sistemati nella ex pista da ballo, ci sono modibli accatastati, tutte le porte sono rivestite del brand dell’associazione che gestisce il centro”. Ancora, i migranti “lamentano la distanza eccessiva dalle città di Porto Torres e Sassari e la pericolosità dell’attraversamento a piedi della statale per raggiungere le fermate dei mezzi pubblici”. A Sassari c’è l’ex ristorante Caravel, che si troverebbe “in un ambiente degradato e lontano dai centri abitati. Strade senza asfalto, carcasse di auto bruciate, cani randagi e cumuli di rifiuti. All’interno soggiornano una donna nigeriana, l’ultima di un gruppo di donne che ha lasciato il centro per entrare nel giro della prostituzione, e cento uomini, aluni minorenni, che vivono in stanze con letti al secondo piano di un grande magazzino. L’uscita esterna delle stanze da letto affaccia su un terrazzo senza protezioni e i bagni sono pochi rispetto alla capienza”.

Negli altri due centri le informazioni ricevute dagli ospiti “raccontano difficoltà nella gestione della vita comunitaria, dal poco dialogo con gli operatori alla gestione dei pasti. Le principali denunce degli ospiti dell’ex tribunale dei minori riguardano la distanza dalla fermata dei mezzi pubblici e la gestione degli alimenti. I pasti sono forniti da un catering in porzioni singole sigillate e trasportate in contenitori isotermici. Il menù non prenderebbe in considerazione nemmeno un pasto simile a quello dei paesi di provenienza degli ospiti che con il loro pocket money mensile acquistano. A Porto Pozzo, a pochi chilometri dalla struttura”, gli attivisti di “LasciateCIEntrare” dicono di aver trovato “alcuni ospiti in attesa da ore del passaggio del bus per raggiungere Santa Teresa di Gallura, centro abitato più grande immediatamente vicino. Lamentano l’assenza di corsi di lingua, di progetti di interazione e la mancanza di mezzi di trasporto, soprattutto per i bambini che devono recarsi a scuola, camminando sulla strada provinciale senza marciapiede”.

Tratto da:  http://www.sardegnaoggi.it/Cronaca/2016-07-31/33119/Rifiuti_strutture_inadatte_e_nessuna_scelta_del_cibo_Cosi_vivono_i_migranti_in_Sardegna.html

Pubblicato da piazzaletrento

La voce del Presidio